Quarto giorno di nevicate copiose in quota e quarto giorno di maltempo in tutta la Ladinia e Triveneto in generale. E’ stato un peggioramento di stampo autunnale che ha rispettato tutte le aspettative che già avevamo scritto settimana scorsa. I dati sono importanti e bisogna essere precisi e quindi andiamo per ordine. Sabato è stato il giorno più pesante: sono stati registrati dai 150 ai 200 mm diffusi su tutte le valli predolomitiche e dolomitiche meridionali (Valsugana, Primiero, Agordino, Zoldano e Cadore) con la punta di oltre 600 mm sulle solite zone conosciute nel bellunese ed in alcuni punti del trentino meridionale. Si sono sommati i quantitativi dai 50 ai 100 mm del giorno prima e di domenica, per un totale diffuso dai 200 ai 300 mm. I dati sono pari ad un’alluvione (superata quella del 1966 e pari a quella del 2010, forse ancora di più, mentre quella del 2018 è un totem) e a dirla proprio tutta, è stata scampata per la quota neve, mediamente sui 1700-1800 m per tutti questi tre giorni contro i 2300-2500 dei precedenti eventi. Non ci sono stati esondazioni importanti ma c’è stata grande apprensione. Nel pieno della Ladina si sono registrati mediamente 150-200 mm in questi giorni.
Capitolo neve. Dai rilevamenti, di chi collabora con noi in questo progetto, abbiamo superato nella mattinata di oggi i 150 cm diffusi sopra i 1800 m con punte di 170 cm sopra i 2000 m. Nella giornata di sabato in tarda serata ho avuto conferme che ha piovuto sino ai 2300 m sulle Dolomiti Meridionali, per una fase di circa 8 ore. Per esempio al Passo Rolle 1970 m ha piovuto per quel lasso di tempo lì con temperature intorno al +1°C. Stiamo vedendo quantitativi importanti sul nordovest dell’Alto Adige e sul nordest del Veneto. Qui si parla di importanti accumuli anche a 1800 m di quota con anche quantitativi oltre i 2000 m di quota. Detto che l’Alto Adige parte ovest non ha risentito della bolla calda di sabato, il Veneto ha risentito della bolla calda, difatti è scesa pioggia sino ai 2000 m sull’Ampezzano, Arabba ha visto pioggia, ma sembra aver risparmiato tutta la parte nordest del Comelico, dove è scesa neve intatta sempre a Misurina a circa 1750 m che ha permesso di immagazzinare quel mezzo metro in più durante quella fase. Si parla di oltre 200 cm, quasi 230 cm con il Monte Piana proprio sopra il famoso lago a 2265 m ci sono 210 cm, con neve fresca 196 (dati Arpav). La zona con più neve sembra Ravalles dove abbiamo la stazione meteo a Cortina, però non abbiamo foto o rilevazioni se non quelle automatiche di Arpav con 225 cm di neve fresca (310 totale). Per esempio il Falzarego a quota 1988 ha staccato 160 cm di neve fresca, e manca proprio quel manto sabato notte, stessa cosa notata a Cima Fertazza 2080 m, Col dei Baldi 1900 e al Rolle 1970 m. Abbiamo aggiunto le nostre osservazioni con mano grazie alle collaborazioni, nella pagina riassuntiva di tutti i dati. Ad esempio il Passo Sella 2250 (vedi foto allegata) il manto sembra fisso a 100-120 cm con accumulo eolico sui 180 cm intorno al deposito inquadrato, un luogo tra i più ventosi del peggioramento. In Valle invece siamo intorno i 30-60 cm sopra i 1300 m, di cui la maggior parte scesi nella giornata di ieri e venerdì.
Capitolo Vento. Rispetto ad esempio all’Alluvione 2018, non abbiamo dati ecclatanti dalle nostre vette. Abbiamo raggiunto sabato dai 70 ai 100 kmh di vento, con i massimi al Passo Sella 2250 m con quattro raffiche sabato a 100 kmh con temperature tra i -5 ed i -1 (la massima è andata persino sino a -1°C). Rolle 85 kmh e Rodella e Col dei Rossi intorno ai 70. Ben più ventose le prealpi e la fascia predolomitica con 100 km/h al Manghen e 115 km/H al Monte Cesen.
Capitolo Temperatura. Altalena importante in questo peggioramento. Al Sass Pordoi siamo passati dai -12°C di venerdì ai -4°C di sabato sera, Al Passo Sella dai -7°C ai -1°C. Al Col dei Rossi dai -8°C ai -1,5°C. Già stamane si è scesi ai valori di venerdì. Sass a -11°C, Sella a -7°C, Col dei Rossi a -8°C. Questo calo non è stato accompagnato da nessun vento importante raffiche tra i 30 e 40 km, segno che il comparto europeo è più freddo degli ultimi inverni e quindi è stato il passaggio tra caldo e freddo ad essere stato imposto dalla pertubazione in entrata. Sono dei delta di temperatura tipici dell’autunno, ma i connotati dell’aria fredda in ingresso sono da dicembre, ma quei dicembri che conoscevamo, non quelli recenti.