Quarta nevicata dell’inverno, sesta da novembre in alta quota. Già questo è sinonimo di un evento fondamentale per le nostre montagne e gli accumuli al suolo sono stati anche superiori alle aspettative, soprattutto in ambito dolomitico. Però anche qui bisogna fare dei distinguo, perchè sovente capita con spostamento da SW a NE del fronte perturbato ci sono delle zone in cui non riesce proprio a scendere il fiocco, probabilmente per il posizionamento del minimo tra l’Emilia e le coste venete che ha dispensato i centimetri decisivi per le nostre montagne ma ha penalizzato tutta la zona parte del trentino occidentale e centrale nonchè il bolzanino centrale ed occidentale. Sostanzialmente in queste zone sono caduti tra i 5 ed ed i 15 cm anche a bassa quota, mentre nel resto delle zone tra Dolomiti di Brenta, Valsugana, Altopiano di Asiago, Primiero e tutte le valli venete, i quantitativi sono mediamente intorno ai 30 cm (10-20 cm sugli altopiani prealpi intorno ai 1000-1200 m) ed ovviamente ci sono zone con neve cospicua. La zona più colpita sono alcune frazioni vicentine sulle Piccole Dolomiti, l’Altopiano nord di Asiago (misurati 50 cm complessivi a Cima Verena 2020 m in un insolito peggioramento senza particolare vento), l’Alta Valsugana (40 cm a Panarotta 2000 m) la zona tra Primiero e centro e medio Agordino (Castrozza e Rolle a 35 cm, Valles 40, Cima Fertazza 47 cm come allegato grazie alla mitica Michela, Col dei Baldi 45) e la zona dell’Alpago (40 cm Palantina Arpav).
Sia nelle Dolomiti di Brenta sia nelle Dolomiti settentrionali l’accumulo è stato in quota mediamente dai 20 ed i 30 cm con accumuli decrescenti verso ovest: esempio Pozza di Fassa 1385 m solo 12 cm. 5 cm anche in Valbelluna e la zona più colpita in valle, oltre all’Agordino è stata l’alta Valsugana con oltre 20 cm (Levico).
Evidentemente con queste perturbazioni tra il tardo autunnale e l’inizio invernale, non consone per il periodo, in cui le nevicate dovrebbero avere connotati più freddi con abbassamento repentino della quota neve, danno anche adito a possibili problemi dovuto alle valanghe. Inevitabile nei prossimi tre giorni il grado elevato a 5 per distacchi spontanei da tutti i pendii esposti e non solo. Sono ben altre le perturbazioni che dovrebbero a metò febbraio. Siamo solo alla quarta nevicata invernale, la sesta complessiva in alta quota, numeri che dovremo registrare entro fine dicembre.
E’ invece stato un ottimo peggioramento autunnale per le pianure e le pedemontane dove alcune zone hanno registrato oltre 50 mm in 20 ore, eventi quasi autunnali o ormai assimilabili alla primavera, visto che i recenti aprile-maggio erano tutto fuorchè mesi prettamente primaverili (vedasi le forti piogge). Bassanese, Alto trevigiano, Recoarese e a tratti anche l’Agordino.
Di vento non ne abbiamo registrato di alto valore, anzi proprio in questi momenti comincia a soffiare un vento deciso in alta quota: dopo il passaggio freddo della nottata postfronte è già in atto il riscaldamento della “gobba” dei prossimi giorni, con temperature già salite nell’ordine degli 8 gradi in poche ore.
L’occasione imperdibile nel weekend (meglio domenica che sabato a vedere le previsioni, visto il passaggio di una debola saccatura con neve) di assaggiare questa neve.