Il 2023 è iniziato con una breve fase molto mite di tre giorni esatti, come proprio un anno fa. Ma i valori massimi sono minori di un anno fa (delta medio di 4 gradi in meno) che rappresenteranno una pietra miliare di questa fase climatica del nostro territorio. Quattro gradi medi in meno sì, però i dati sono rapportarti ad una fase tra le più miti di sempre in inverno, e bisogna sommare i cinque gradi medi in più della media del periodo. E’ durata 20 giorni, 19 dicembre-7 gennaio, la fase anticiclonica che ci ha interessato ma non è stata proprio così negativa per il manto nevoso, perchè è avvenuta nel periodo con meno luce dell’anno ed è sicuramente arrivata con nubi alte durante il giorno e sovente, dalle nostre registrazioni, abbiamo notato dei valori minimi comunque intorno allo zero e sottozero durante questi 20 giorni. Il manto si è ridotto tra il il 30 e 40% su tutte località over 1800 ed in valle i danni sono stati limitati per il fenomeno classico del semestre freddo, l’inversione termica. Rispetto ad un anno fa, non c’è stato particolare vento e questo ha salvato molte zone innevate da fenomeni di favonio e foehn, se non il 5 gennaio, quando l’anticiclone ha dato l’ultima spallata, con l’aiuto del foehn. Ecco il 5 gennaio è stato fino ad ora, il giorno più ventoso dal 1° dicembre, un’anomalia incredibile. In questo giorno sono stati davvero limitati i problemi ai comprensori sciistici con vento da NW, nonostante i valori che vedete allegati, con i 115 kmh di Punta Penia a over 60 kmh in tutte le località sciistiche, per fortuna misurate appena dopo la chiusura, come sovente avviene. Tolto questo episodio, per ora inverno anomalo per assenza di vento da nord e difatti le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: assenza di neve sotto i 1800 m su Svizzera, Austria e Sud Germania (poi non parliamo dell’Est Francia ma noi siamo distanti da loro).
Per loro è un inverno da record in tutti i sensi (temperature, innevamento…); per noi purtroppo siamo abituati negli ultimi 15 anni (dal 2004 in poi) ad avere degli inizi di inverni assai deficitari a livello nevoso alle quote classiche 1500 m.
Le temperature massime sono allegate, ripetendo che non sono da record, ma comunque sono di altissimo livello rispetto alle media di gennaio: a tutti gli effetti riguardano temperature marzoline e ultimamente misuriamo anche in pieno febbraio.
Non ci stiamo a dilungare su numeri o altri tecnicismi (vedi le immagini allegate per ulteriori spunti interessanti, ricordando che i dati asteriscati rappresentano le massime rilevati il 1° gennaio quindi alla prima apparizione dell’Anticiclone), però possiamo ben affermare che ora il canovaccio è cambiato. Dopo 20 giorni possiamo dire che ne siamo fuori. Il rischio era passare da 20 a 40 giorni ma la disposizione dell’anticiclone non è a forma di Omega come è già successo negli ultimi 5 inverni, ma spanciato a livello di paralleli. Sicuramente rifarà la sua comparsa, però attualmente la fase diventerà più umida a tutte le quote e non solo in pianura. Non risolveranno il deficit idrico, non risolveranno queste piogge tutto ciò che è il nostro pregresso, però indirizzeranno la strada verso il normale inverno che conosciamo. Per ora nessun acuto freddo con la neve che rimarrà lontana dai fondovalle prealpini. Ad ora sono previsti dai 15 ai 30 cm in quota per questa pertubazione che ci sta attraversando, la speranza che la quota neve si possi abbassare almeno fino a 1000 m, quota minima che tutti auspicano in un inverno “normale”.
Ai prossimi aggiornamenti
ODV MeteoTriveneto – M3V